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Ordine degli Psicologi del Veneto n° 9720

Perchè i capricci e come farci fronte

  • Giorgia Bovo
  • 26 set 2020
  • Tempo di lettura: 5 min

Normalmente il termine capriccio viene usato per intendere un comportamento non adatto o non desiderabile esibito in una determinata situazione. In questo caso il capriccio allora agli occhi del genitore si rivela come il pianto disperato del bambino durante la spesa, le urla incontenibili, il buttarsi a terra per strada, il non obbedire alle richieste dell’adulto specie in contesti sociali, dove la preoccupazione per lo più diventa quella di poter fare brutta figura o comunque l’essere giudicato da chi si trova attorno.

Questo è cosa rappresenta un capriccio per un adulto! Ma per un bambino cosa rappresenta il capriccio? Che significato può assumere quindi?

Per un bambino al di sotto dei tre anni “fare i capricci” è un modo per comunicare un disagio e/o il suo disappunto. In genere un bambino che vive un momento di frustrazione che non sa gestire lo comunica proprio attraverso il capriccio. Innanzitutto è molto importante verificare sempre che tale comportamento non nasconda un malessere di tipo fisico. O, il bambino può non riuscire a gestire bene la propria frustrazione, o per rabbia, insicurezza, ansia o più semplicemente per ottenere qualcosa di molto desiderato manifestando tali richieste con il pianto, gli scatti d’ira o altro. Ecco quindi che tutto quello che per l’adulto risulta una scenata senza motivo, un comportamento che è meglio non esibire in pubblico, per il bambino non è altro che una richiesta di attenzione. Di norma i capricci si intensificano tra i bambini di 2/3 anni perché a quest’età il bambino raggiunge una maggiore consapevolezza cognitiva, linguistica, motoria, sfinterica, nonché una maggiore indipendenza; i bambini di quest’età amano sperimentare all’infinito, e quindi non sottostando a regole imposte dall’adulto che possono rappresentare un freno verso la scoperta del mondo e di sé stesso. A questa età i bambini iniziano anche a percepirsi in modo distaccato dal caregiver, cercando di sviluppare una propria identità, e quindi nascono i primi “no”, e i capricci come espressione di autoaffermazione (attraverso parole quali “io”, “mio”).


Come leggere il capriccio?

Nel momento in cui il bambino fa i capricci occorre soffermarsi ad analizzare cosa li ha generati: bisogna indossare le lenti del bambino per leggere la situazione dal suo punto di vista.

Bisogna considerare che il bambino è un soggetto in costante evoluzione, e più è piccolo meno riesce a controllare le proprie emozioni.

Non dobbiamo dare per scontato che siccome inizia a parlare deve essere considerato più maturo rispetto a quanto non sia:

la presa di coscienza dell’azione propria inizia dunque con quella dei suoi risultati e soltanto in seguito si risale con un duplice sforzo di inversione rispetto a questo orientamento iniziale e di decentramento o confronto, alla coscienza del meccanismo stesso di tale azione”

(Piaget, 1979, p. 266).



Come fronteggiare i capricci?


Partiamo dal presupposto che le regole sono importanti, per cui il genitore non deve avere né un atteggiamento troppo lassista, accondiscendendo ad ogni richiesta del bambino, né troppo autoritario tappando l’espressione del piccolo. La giusta soluzione sta nel mezzo per cui occorre saper essere autorevoli, spiegando le motivazioni per le quali ci si aspetta un determinato comportamento in una data situazione, utilizzando sempre un linguaggio consono e comprensibile al bambino.

Urlare non serve a nulla ed arrabbiarsi a propria volta col piccolo, imprecando, ordinandogli di smetterla non farà altro che incrementare la sua frustrazione, stabilendo un circolo vizioso.

E’ necessario essere calmi per poter calmare il vostro bambino, e quindi è utile sintonizzarsi con lui e il suo stato d’animo, facendogli sentire la vostra presenza, parlandogli e spiegandogli che capite la sua rabbia ma è importante trovare una soluzione. In questo modo il bambino si sentirà accolto e compreso.

Voi genitori nel corso della vostra vita avrete acquisito più strategie di problem solving, per poter ritrovare una serenità interiore, mentre se ci pensiamo il bambino al contrario non è in grado di fare fronte da solo a situazioni nuove che gli si possono presentare, e quindi con il capriccio ci potrebbe comunicare che non riesce a comprendere o a far fronte ad una specifica situazione, chiedendoci proprio attraverso il capriccio di aiutarlo ad etichettarla o a capirla.

Pertanto è molto rilevante al fine di comprendere la natura di un capriccio immedesimarsi con il bambino piuttosto di sgridarlo dandogli gli strumenti per comunicare nel modo corretto.

Essendo un periodo questo (tra i due e i tre anni) di autoaffermazione, il capriccio serve al bambino per testare il limite delle cose. A questo proposito i capricci potrebbero essere ridotti concedendo al bambino degli spazi di autonomia, dove poter affermare sé stesso, fare cose autonomamente, così sente meno il bisogno di opporsi. Con questo non significa che non lo farà mai più ma semplicemente che lo farà meno perché ne sente meno il bisogno.

Inoltre fondamentale è che voi genitori vi chiediate quali sono per voi le regole di comportamento che volete che i vostri bambini rispettino. Questo perché ci sono cose per cui un adulto si rende conto che può lasciar correre mentre altre che sono fondamentali e sulle quali non transigete.

Le regole devono esserci, poche e chiare, ma importanti, poiché se sono fatte rispettare con coerenza evitano reazioni emotive incontrollate da parte di tutti. Per il bambino è fondamentale avere una linea univoca e sempre uguale, altrimenti confonde ciò che può fare con quello che non è accettato dal genitore.

Pensiamo al genitore che in un momento accetta una cosa, e in un altro momento, perché magari è stanco, non la accetta. In questo modo mette in difficoltà il bambino che non capisce più cosa può fare e cosa non può fare.

Se durante il capriccio il genitore rinuncia alla regola per la situazione, o perché è stanco al bambino passerà che sarà necessario fare quel capriccio per ottenere qualcosa dall’adulto anche se non è d’accordo.

Soprattutto quando ci si trova nelle situazioni pubbliche, il genitore può trovarsi a disagio pensando di apparire troppo severo, o che magari qualcun altro possa intervenire dicendo la sua. E’ anche per questo motivo che è importante avere nella quotidianità una certa chiarezza rispetto alle regole che per voi genitori sono importanti abituando il bambino a rispettarle e comprenderle nella quotidianità; nella vita di tutti i giorni c’è il tempo per spiegare con calma le vostre intenzioni e capire di volta in volta cosa può dar fastidio al bambino (invitandolo ad esprimersi se sa comunicare verbalmente) e insieme si troveranno nuove soluzioni o avrete il modo di comprendere cosa per voi è importante e cosa invece lasciar correre.

Quello a cui dovete mirare è che di fronte a delle difficoltà o ad una cosa che si fatica ad accettare si possono trovare delle strade e dei compromessi per fare in modo che tutti possano stare bene.

In questo modo il bambino comprenderà giorno dopo giorno che non avrà bisogno di fare il capriccio per farsi ascoltare dalla mamma o dal papà.


Ricapitolando:


  • il bambino ha bisogno di capire il perché delle cose e quindi con calma si possono dare le proprie spiegazioni cercando di riportare il tutto alla ragionevolezza delle cose;

  • di fronte alla determinatezza dirompente del bambino è necessaria altrettanta fermezza da parte vostra, un tono di voce dolce ma fermo;

  • la comprensione gestisce sempre momenti in cui le richieste dei bambini sembrano non adatte al momento ma è bene mettersi nei loro panni ogni tanto e provate a rassicurarlo;

  • i bambini hanno bisogno di tempo per abituarsi ai cambiamenti, quindi il cercare di mantenere delle ritualità li aiuta sicuramente ad accettare alcune tappe senza percepirle come eventi da rifiutare;

  • cercare di dare delle opzioni può essere utile per evitare che si arrabbino in cambio delle nostre negazioni.


Ricordatevi cari genitori che anche altri genitori devono fare i conti con i capricci dei propri bambini e a volte confrontarsi può essere d’aiuto per nuove idee o anche solo per sentirvi meno soli.


 
 
 

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